Poco alla volta stanno riaprendo tutte le attività e si sta tornando ad una graduale normalità che, pur non essendo come prima, è comunque vivibile. La paura del virus è comunque latente, ma è più debole della voglia di uscire e di stare insieme agli altri: non si può stare sempre chiusi in casa. I miei genitori, nonostante l'avanzata età, hanno ripreso ad uscire e a portare avanti i loro impegni e le loro necessità e io, di fronte a questo esempio, ho timidamente ricominciato la mia vita pre-covid Non ho ancora ripreso le mie consuete passeggiate e la spesa, ma faccio solo qualche piccola faccenda. Ho persino vinto la paura di andare in un centro commerciale e di recente ci sono andata con tutte le dovute precauzioni. Naturalmente ho fatto attenzione agli orari e mi sono recata in un momento di minor affluenza, ma l'obiettivo è stato raggiunto :) La prima impressione generale è stata quella di apparente normalità, ma andando sul dettaglio mi sono accorta che ci sono grandi differenze rispetto a quella che era la normalità di prima. Dappertutto ci sono cartelli con le indicazioni per attenersi alle regole sanitarie codificate dalla legge, ovunque ci sono dispenser di disinfettante per le mani, sacchetti per le mani, segnalazioni a terra per il mantenimento delle distanze, transenne e personale di controllo e la gente ha la mascherina sulla faccia; tutto questo non ha certo niente a che vedere con quella che è la vera normalità che si può trovare in un centro commerciale. Nessuno, comunque, sembrava obiettare di queste cose e tutti si muovevano tranquillamente nei negozi e nell'ipermercato, facendo la coda senza protestare. Dal momento che nell'ipermercato può entrare solo una persona per nucleo famigliare, anche se io probabilmente avrei potuto entrare con mio marito perché sono invalida con ausilio, ho preferito evitare la coda ed un'eventuale discussione con il personale di controllo ed ho posto la mia attenzione ai negozi. Dopo aver guardato tutte le vetrine, ho optato per un OVS, ho iniziato la trafila per la sanificazione delle mani ed il loro conseguente impacchettamento e sono entrata. Non avevo particolari esigenze, eccetto una : acquistare un pigiama. Nei giorni del lockdown era proibita la vendita merceologica non essenziale, per cui la biancheria intima e da notte era acquistabile solo online ma, dopo l'esperienza non proprio soddisfacente degli acquisti di biancheria intima, non mi sono azzardata ad un acquisto così impegnativo. Non è stato facile scegliere il pigiama con le mani infilate dentro ad un sacchetto che si attorcigliava e scivolava via, alla fine ci sono riuscita e me lo sono preso. Ho lasciato a mio marito l'incombenza del pagamento alla cassa ed ho aspettato pazientemente fuori del negozio e nel mentre guardavo gli altri. C'era molta rilassatezza, forse dovuta al fatto che, poter riprendere le proprie abitudini anche con delle limitazioni, era gratificante e liberatorio. La mia visita al centro commerciale, in definitiva, non è stata lunga; me ne sono andata non appena il mio pigiama era nel sacchetto e potevo tornarmene alla macchina. A casa mi sono sentita però molto più stanca del solito; sarà che le uscite limitate mi hanno fatto perdere l'allenamento, ma io credo che la ragione sia anche un'altra. Il rispetto delle regole sanitarie richiede una maggiore attenzione mentale e fisica che la gratificazione delle uscite non compensa a sufficienza, il timore del contagio in un luogo affollato è comunque reale e la percezione di questa situazione precaria e globale è fastidiosa; alla fine, la casa resta sempre il luogo più sicuro.
Le temperature di questi ultimi giorni si sono notevolmente alzate e i minimi sono stati di soli 16°C e anche occasionali, per cui si può dire che l'estate sta facendo il suo ingresso quasi trionfale: è il momento di pensare al cambio nell'armadio. E' una cosa a cui non ho ancora pensato e sinceramente mi mette un po' di apprensione. Negli anni passati era solo questione di spostare tutta la roba autunnale ed invernale nella parte alta dell'armadio e di spostare la roba della primavera e dell'estate nella parte più accessibile da terra, a tutt'oggi non è proprio così. Sebbene lo spostamento sia sempre quello, passare in rassegna abiti, giacche e magliette mi mette malinconia. Ci sono cose che non sono riuscita ad indossare nemmeno una volta perché non si poteva uscire; è roba in buone condizioni e che mi sarebbe piaciuto rimettere almeno una volta, ma non è stato possibile e la primavera è già finita. Facendo un rapido conto dell'abbigliamento, mi sono resa conto che adesso ho più bisogno di cose da mettere in casa che di cose per uscire. Tutti gli anni ho sempre acquistato magliette nuove per affrontare il caldo estivo, adesso non so che fare eppure l'estate ci sarà lo stesso. Non mi sento stimolata all'acquisto. Dopo l'esperienza del centro commerciale e le restrizioni riguardanti le prove di abiti, non ho voglia di affrontare uno stress per comprare cose che non siano assolutamente indispensabili; meglio una maglietta in meno che una fatica in più. Non ho più tutta quella forza necessaria per affrontare i disagi, per cui mi limito a selezionare solo quelli indispensabili: la stagione è lunga e si vedrà.