La pandemia ha cambiato alcune abitudini delle persone sostituendole con altre nuove, ma la gente sembra averle assimilate e adottate pur di poter uscire di casa. Anche io, come molti altri, da un po'di tempo mi sto avventurando oltre le mura domestiche ed ho assimilato facilmente le nuove abitudini d'uscita. Mi preparo come al solito, mi trucco solo gli occhi perché il resto della faccia è coperto dalla mascherina, la indosso, nella borsetta ho sempre per sicurezza un disinfettante per le mani e un paio di guanti monouso e quando sono pronta esco. Dopo mesi ho fatto la mia prima uscita per le vie della città e sono andata dal mio ottico di fiducia a sistemare i miei occhiali. Ho visto per strada un sacco di persone che come me portavano la mascherina e nei negozi osservavano le regole di entrata, facendo la coda distanziati, tranquilli, come se la cosa che stavano facendo fosse normale. In fondo, è strano che tutto questo sia diventato la normalità. Nessuno si scompone di fronte a questi provvedimenti, che invece di normale non hanno niente, e applica le regole come abitudine. Sono riuscita a riparare gli occhiali e a fare una breve passeggiata guardando le vetrine dei negozi, cosa che mi ha riportata a quello che vivevo prima della pandemia. Nel frattempo ho scoperto che hanno inventato delle mascherine colorate, con stampe fantasia e persino glitterate, dall'aspetto meno medicale di quelle che si usano adesso e, quasi quasi, ci sto facendo sopra un pensierino; se devo indossare una mascherina che almeno sia chic 😄 Essendo stata la prima volta che ritornavo nel solito mondo ho provato un po' di disagio per l'osservanza delle code e ci ho rinunciato, però, vedendo con quanta disinvoltura lo facevano gli altri ho pensato che potrei provarci anche io se sono necessitata, si tratta solo di avere pazienza. Dal momento che quella prima uscita era andata bene, ho deciso di alzare l'assicella e dopo due giorni sono andata in un centro commerciale. Ammetto che scegliendo un giorno feriale ho trovato in giro meno gente rispetto al fine settimana, comunque niente di diverso da quello che avevo già visto nelle vie dei negozi per quanto riguardava i comportamenti. Anche lì gente a passeggio con le mascherine e nei negozi le solite avvertenze sulla disinfezione delle mani, sull'uso dei sacchetti per le mani e sul distanziamento sociale. A quel punto sono entrata nei posti in cui avevo deciso di andare ed ho fatto i miei acquisti rispettando le suddette modalità, il tutto come se lo facessi da sempre. Sono anche andata a mangiare al ristorante, uno di quelli in cui vado di solito, e tutto è filato liscio. Per mia fortuna a mangiare c'erano anche mia figlia e il suo compagno, per cui la prenotazione l'hanno fatta loro e non ho dovuto occuparmene io. L'unica cosa che mi ha convinta poco è stata la constatazione che i tavoli erano sempre gli stessi, sia per numero che per disposizione. Secondo le nuove normative ci dovrebbe essere distanziamento sufficiente alla sicurezza tra le varie sedute, mentre qui questa norma è stata seguita in modo diverso; invece di togliere i tavoli le persone venivano fatte accomodare in posti distanziati di modo che i tavoli stessi fungessero da barriere, se il numero di posti dentro era già tutto occupato si poteva stare nei tavoli all'aperto o attendere il proprio turno negli appositi spazi di attesa. Insomma, alla fine una soluzione si trova :) A questo punto, oserei dire che un po' di normalità è tornata, anche se queste nuove regole hanno cambiato le abitudini, ma dopo la tragedia del virus credo che questo sia il meno da sopportare.
lunedì 8 giugno 2020
lunedì 1 giugno 2020
Non si può stare sempre chiusi in casa
Poco alla volta stanno riaprendo tutte le attività e si sta tornando ad una graduale normalità che, pur non essendo come prima, è comunque vivibile. La paura del virus è comunque latente, ma è più debole della voglia di uscire e di stare insieme agli altri: non si può stare sempre chiusi in casa. I miei genitori, nonostante l'avanzata età, hanno ripreso ad uscire e a portare avanti i loro impegni e le loro necessità e io, di fronte a questo esempio, ho timidamente ricominciato la mia vita pre-covid Non ho ancora ripreso le mie consuete passeggiate e la spesa, ma faccio solo qualche piccola faccenda. Ho persino vinto la paura di andare in un centro commerciale e di recente ci sono andata con tutte le dovute precauzioni. Naturalmente ho fatto attenzione agli orari e mi sono recata in un momento di minor affluenza, ma l'obiettivo è stato raggiunto :) La prima impressione generale è stata quella di apparente normalità, ma andando sul dettaglio mi sono accorta che ci sono grandi differenze rispetto a quella che era la normalità di prima. Dappertutto ci sono cartelli con le indicazioni per attenersi alle regole sanitarie codificate dalla legge, ovunque ci sono dispenser di disinfettante per le mani, sacchetti per le mani, segnalazioni a terra per il mantenimento delle distanze, transenne e personale di controllo e la gente ha la mascherina sulla faccia; tutto questo non ha certo niente a che vedere con quella che è la vera normalità che si può trovare in un centro commerciale. Nessuno, comunque, sembrava obiettare di queste cose e tutti si muovevano tranquillamente nei negozi e nell'ipermercato, facendo la coda senza protestare. Dal momento che nell'ipermercato può entrare solo una persona per nucleo famigliare, anche se io probabilmente avrei potuto entrare con mio marito perché sono invalida con ausilio, ho preferito evitare la coda ed un'eventuale discussione con il personale di controllo ed ho posto la mia attenzione ai negozi. Dopo aver guardato tutte le vetrine, ho optato per un OVS, ho iniziato la trafila per la sanificazione delle mani ed il loro conseguente impacchettamento e sono entrata. Non avevo particolari esigenze, eccetto una : acquistare un pigiama. Nei giorni del lockdown era proibita la vendita merceologica non essenziale, per cui la biancheria intima e da notte era acquistabile solo online ma, dopo l'esperienza non proprio soddisfacente degli acquisti di biancheria intima, non mi sono azzardata ad un acquisto così impegnativo. Non è stato facile scegliere il pigiama con le mani infilate dentro ad un sacchetto che si attorcigliava e scivolava via, alla fine ci sono riuscita e me lo sono preso. Ho lasciato a mio marito l'incombenza del pagamento alla cassa ed ho aspettato pazientemente fuori del negozio e nel mentre guardavo gli altri. C'era molta rilassatezza, forse dovuta al fatto che, poter riprendere le proprie abitudini anche con delle limitazioni, era gratificante e liberatorio. La mia visita al centro commerciale, in definitiva, non è stata lunga; me ne sono andata non appena il mio pigiama era nel sacchetto e potevo tornarmene alla macchina. A casa mi sono sentita però molto più stanca del solito; sarà che le uscite limitate mi hanno fatto perdere l'allenamento, ma io credo che la ragione sia anche un'altra. Il rispetto delle regole sanitarie richiede una maggiore attenzione mentale e fisica che la gratificazione delle uscite non compensa a sufficienza, il timore del contagio in un luogo affollato è comunque reale e la percezione di questa situazione precaria e globale è fastidiosa; alla fine, la casa resta sempre il luogo più sicuro.
Le temperature di questi ultimi giorni si sono notevolmente alzate e i minimi sono stati di soli 16°C e anche occasionali, per cui si può dire che l'estate sta facendo il suo ingresso quasi trionfale: è il momento di pensare al cambio nell'armadio. E' una cosa a cui non ho ancora pensato e sinceramente mi mette un po' di apprensione. Negli anni passati era solo questione di spostare tutta la roba autunnale ed invernale nella parte alta dell'armadio e di spostare la roba della primavera e dell'estate nella parte più accessibile da terra, a tutt'oggi non è proprio così. Sebbene lo spostamento sia sempre quello, passare in rassegna abiti, giacche e magliette mi mette malinconia. Ci sono cose che non sono riuscita ad indossare nemmeno una volta perché non si poteva uscire; è roba in buone condizioni e che mi sarebbe piaciuto rimettere almeno una volta, ma non è stato possibile e la primavera è già finita. Facendo un rapido conto dell'abbigliamento, mi sono resa conto che adesso ho più bisogno di cose da mettere in casa che di cose per uscire. Tutti gli anni ho sempre acquistato magliette nuove per affrontare il caldo estivo, adesso non so che fare eppure l'estate ci sarà lo stesso. Non mi sento stimolata all'acquisto. Dopo l'esperienza del centro commerciale e le restrizioni riguardanti le prove di abiti, non ho voglia di affrontare uno stress per comprare cose che non siano assolutamente indispensabili; meglio una maglietta in meno che una fatica in più. Non ho più tutta quella forza necessaria per affrontare i disagi, per cui mi limito a selezionare solo quelli indispensabili: la stagione è lunga e si vedrà.
Le temperature di questi ultimi giorni si sono notevolmente alzate e i minimi sono stati di soli 16°C e anche occasionali, per cui si può dire che l'estate sta facendo il suo ingresso quasi trionfale: è il momento di pensare al cambio nell'armadio. E' una cosa a cui non ho ancora pensato e sinceramente mi mette un po' di apprensione. Negli anni passati era solo questione di spostare tutta la roba autunnale ed invernale nella parte alta dell'armadio e di spostare la roba della primavera e dell'estate nella parte più accessibile da terra, a tutt'oggi non è proprio così. Sebbene lo spostamento sia sempre quello, passare in rassegna abiti, giacche e magliette mi mette malinconia. Ci sono cose che non sono riuscita ad indossare nemmeno una volta perché non si poteva uscire; è roba in buone condizioni e che mi sarebbe piaciuto rimettere almeno una volta, ma non è stato possibile e la primavera è già finita. Facendo un rapido conto dell'abbigliamento, mi sono resa conto che adesso ho più bisogno di cose da mettere in casa che di cose per uscire. Tutti gli anni ho sempre acquistato magliette nuove per affrontare il caldo estivo, adesso non so che fare eppure l'estate ci sarà lo stesso. Non mi sento stimolata all'acquisto. Dopo l'esperienza del centro commerciale e le restrizioni riguardanti le prove di abiti, non ho voglia di affrontare uno stress per comprare cose che non siano assolutamente indispensabili; meglio una maglietta in meno che una fatica in più. Non ho più tutta quella forza necessaria per affrontare i disagi, per cui mi limito a selezionare solo quelli indispensabili: la stagione è lunga e si vedrà.
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