Sembra il titolo
di un tema da scuola elementare,
ma quest’anno, dopo tanto tempo, ho
trascorso una vacanza davvero serena e soddisfacente, che ricordo con piacere.
Sono anni e anni che non trascorro più le mie ferie al mare , ma poco me ne importa; non amo più il caos, la gente
e la vita da spiaggia, sono ormai cose del passato. Sono diventata schiva e refrattaria al contatto
umano, prediligo la tranquillità e il
silenzio oppure la compagnia di persone tranquille e ben educate, anche se la
compagnia che preferisco è sempre quella di mio
marito.
La vacanza estiva di quest’anno l’ho trascorsa nella mia casa di campagna, sulla collina, immersa nel verde e
nella tranquillità, lontano dalla folla
umana ma non da quella animale. Ero infatti circondata da insetti, lucertole ed
uccelli, rumorosi e alle volte fastidiosi, ma mai quanto la specie umana. Questa
primavera ho fatto recintare la mia casetta e l’ho fatta dipingere di un bel
giallo allegro, con gli scuri e le porte
esterne in verde bambù. E’ diventata un angolino tranquillo in cui posso
aggirarmi indisturbata e coltivare le mie piante, così che in questi giorni ho
imparato a riconoscere gli angoli del
mio possedimento, che prima ignoravo perché precedentemente dispersi con i
terreni dei miei confinati. Ho persino imparato a riconoscere i territori dei
miei coinquilini: la zona del ramarro verde-marrone sotto il susino, quella
della mantide nella siepe di bosso, la
ragnatela del ragno nero a strisce gialle poco
sopra la menta, i favi dei terribili
calabroni nel vecchio e cadente melo. E
le lucertole? Quelle sono dappertutto.
Si arrampicano ogni dove, si rincorrono,
cacciano insetti e si fermano a guardarti per nulla intimorite,
anzi incuriosite dalla presenza umana, poi scappano appena ti muovi.
Coricata sulla mia sdraio potevo alzare gli occhi al cielo e vederlo di un azzurro cupo, che
sfumava al chiaro verso l’orizzonte; oppure punteggiato di nuvole dalle forme bizzarre, dense o lievi,
appena accennate o gonfie di pioggia. Di giorno la volta celeste mi appariva immensa e sconfinata, di notte di un
nero profondo, costellata di lontani puntini
luminosi. Per tutto il periodo
della vacanza c’è stata la luna piena e la sua luminosità era
addirittura accecante. Una notte, in cui non riuscivo a prender sonno, ho potuto ammirare il mio
fazzoletto di terra illuminato dalla
luce lunare quasi fosse giorno, tanto era intensa. Potevo scorgere ben
delineati gli alberi, i cespugli e i fiori, le sedie e il tavolo sotto il
gazebo; tutto era immobile, nemmeno una foglia si muoveva, tutto era fisso sotto quella luce, irreale e pur tangibile,
immoto e senza tempo. Ne ero
affascinata.
Nelle ore diurne, specie al mattino, udivo i fischi e i cinguettii dei piccoli uccelli canori, in
tarda mattinata quelli dei gruccioni che si posavano sull’altissimo pioppo del
mio vicino; passato il mezzogiorno udivo gli stridii dei falchi e delle poiane e, guardando in alto, potevo
vedere i loro voli in cerchio, descrivere ampie e instancabili volute. Solo nel
pomeriggio arrivavano le gazze e le cornacchie grigie, accompagnate dal consueto
picchio verde, che si posava e pasteggiava sul mio albero di fichi, infine, verso sera, il cielo si riempiva di garruli rondoni in cerca di insetti.
La notte era il regno dei grilli e dei voli silenziosi di
pipistrelli, gufi e civette ma anche di altri animali, che facevano la loro
apparizione proprio in quel momento. Ho avuto una piccola avventura da brivido
un giorno, al crepuscolo: un incontro ravvicinato con i cinghiali. Dopo la cena
consumata all’aperto mi aggiravo oziosamente intorno alla recinzione di casa, quando da dietro la siepe di bosso ho udito
un sordo grugnito. Sulle prime ho pensato di
essermi ingannata e di aver udito un rumore sconosciuto, ma al
secondo grugnito sono scappata in casa e
corsa alla finestra del piano superiore.
Da lì, ho potuto poi vedere la fugace comparsa di due cinghiali e udire i loro rumori, mentre devastavano l’orto
del mio vicino di casa. Il tutto è durato pochi minuti, poi le bestie si sono
allontanate, invisibili e silenziose, così come erano arrivate. Ho avuto un tuffo al cuore, un po’ per la paura e un po’ per la
curiosità. Sapevo che i boschi delle
colline di fronte alla mia erano popolate dai cinghiali, ma non avevo visto
altro che sporadiche tracce nei tempi
passati e lontane dalla mia casa; questa volta, però, era diverso: erano lì, a
trenta metri dalla recinzione. So anche che, celati dall’intenso fogliame boschivo, ci sono caprioli, volpi e
tassi e anche loro si muovono furtivi
nelle ore notturne e dalle colline di
fronte arrivano fino alle propaggini di
casa mia, ma di loro non ho avuto conferma visiva.
Ho trascorso, nel frattempo, le mie giornate a raccogliere
le nocciole, che quotidianamente cadevano dal mio unico nocciolo, e ad innaffiare la siepe di bosso ancora in crescita, le altre piante, i
vasi di basilico e di timo e i cespugli
fioriti e non. La mia è stata una vita piuttosto agreste, anche se, da
cittadina incallita, mi sono portata dietro la playstation e il lettore dvd per
vedere i film, dal momento che col digitale terrestre ho perso la connessione
televisiva. La cosa più bella della vacanza è stata la lontananza dallo stress
della quotidianità, dei vicini rumorosi
e maleducati e degli impegni; ho
affrontato altre difficoltà e fatto i lavori legati alla terra, ma sono
stata felice insieme a mio marito.
Tutte le immagini contengono foto da me scattate, nel mio giardino.
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